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CON-TATTO – Il Dialetto torna protagonista: Topolino parla napoletano, e Corrado Matera propone una legge per tutelarlo (VIDEO)

Di Giuseppe Geppino D’Amico

Il 17 gennaio prossimo si celebra in tutta Italia la “Giornata Nazionale del Dialetto e delle Lingue Locali”, istituita dall’Unione Nazionale delle Pro Loco (Unpli) nel 2013 con il preciso intento di sensibilizzare istituzioni e comunità locali alla tutela e valorizzazione del proprio patrimonio culturale. Tale attività viene espletata in piena armonia con le direttive dell’UNESCO presso cui l’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia (Unpli) è accreditata dal 2012, nell’ambito della Convenzione per la salvaguardia dei patrimoni culturali immateriali. In tema di dialetto, nel prossimo anno la Campania sarà interessata da due importanti novità: a gennaio Topolino, Zio Paperone, Paperino e gli altri parleranno per la prima volta in napoletano; in Regione dovrebbero iniziare le audizioni per la legge per la salvaguardia del dialetto proposta dal consigliere Corrado Matera.

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Il prossimo 17 gennaio nel numero 3608 di Topolino, la storia speciale intitolata “Zio Paperone e il 6000”, sarà proposta in cinque differenti edizioni: in lingua italiana (l’edizione nazionale) e in dialetto campano, lombardo, siciliano e toscano (le edizioni regionali). La notizia è stata anticipata qualche settimana fa dal “Corriere del Mezzogiorno”. Inutile dire che c’è molta attesa tra i lettori dei fumetti; del resto chi non ha avuto tra le mani un settimanale del topo più famoso del mondo?

Topolino, quindi, ritorna in Campania, terra che ha sempre frequentato anche se fino ad ora non aveva mai parlato in napoletano. In tempi recenti Topolino era andato alla scoperta di Benevento viaggiando lungo la via Appia con la storia “Sulle tracce di Zapotec” e dalle parti di Capua con l’episodio “Un messaggio dal passato”. Napoli è apparsa spesso nell’universo Disney che da anni fa passeggiare i suoi topolini e i suoi paperi tra le vie e le piazze della città, facendogli scoprire personaggi, miti e leggende. Quest’anno poi il Comicon ha proposto un’edizione “variant” tutta napoletana di Topolino.

Di origini partenopee è anche la strega Amelia che fece la sua prima apparizione nel 1961 in “Zio Paperone e la fattucchiera”. Per creare il personaggio Barks si ispirò a Sophia Loren. Amelia vive sul Vesuvio, con il suo fidato amico, il corvo Gennarino, il cui nome non lascia dubbi sulla sua provenienza. Alcune storie che hanno coinvolto Amelia sono state ambientate a Napoli come “Zio Paperone e il diritto di successione”, “Paperone e il maggiordomo partenopeo”, “Amelia dal Vesuvio con Furore”. Topolino e Pippo sono apparsi diverse volte anche nella “Napoli del Grand Tour” tra i reperti archeologici di Pompei ed Ercolano come nella storia “Topolin Murat e i misteri di Pompei”. L’episodio è ambientato nel 1808 negli scavi di Ercolano, durante la fase iniziale del Decennio francese. In queste tavole, Gioacchino Murat, nominato re di Napoli dal cognato Napoleone Bonaparte, decise di riaprire gli scavi archeologici, affidando a suo cugino Topolin Murat e al suo assistente Pippus du Pastell l’incarico di documentare l’impresa, attraverso i loro disegni. Ritroviamo poi nel 2019 in “Topolino Canova e la scintilla poetica”, il topo più famoso e amato del mondo vestire i panni del celebre scultore Antonio Canova.

Con questi presupposti era inevitabile che prima o poi Topolino dovesse a parlare la lingua napoletana.

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L’altro argomento che riguarda la Campania è il disegno di legge proposto dal consigliere regionale Corrado Matera che ha per titolo “Tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio linguistico dialettale e culturale Regione Campania”. In tempi brevi la presidente della VI Commissione consiliare Istruzione, Cultura, Ricerca Scientifica e Politiche Sociali, Carmela Fiola, dovrebbe dare inizio alle audizioni prima di discuterla in Commissione per poi inviarla al consiglio regionale per la decisione definitiva.

La legge si compone di 9 articoli e prevede specifiche disposizioni per salvaguardare il dialetto dei diversi territori regionali promuovendone la ricerca, lo studio e la valorizzazione anche attraverso la pubblicazione di testi specifici di cui siano evidenti il valore intrinseco ed il rigore scientifico. Il dialetto è “la lingua del cuore” che, pur non avendo grandissima tradizione scritta, esiste e resiste in quanto viene parlata. Pertanto, diventa fondamentale far conoscere, specie alle giovani generazioni, la storia e le lingue del passato in uno alla conoscenza dei territori della nostra Regione valorizzandone tutti gli aspetti che rendono la Campania uno dei territori più belli del mondo. “La Regione Campania -si legge nella relazione introduttiva firmata dal consigliere Matera- presenta il maggior numero di dialetti in rapporto alla sua superficie che rappresentano un patrimonio materiale e immateriale dalle radici nobili.  Tali varietà linguistiche rappresentano una vera e propria risorsa, in quanto, oltre a definire l’identità storica delle comunità di riferimento, sono facilmente associabili ai beni materiali a cui spesso sono legati, aggiungendo valore a tali beni e generando valore anche per sé stessi come contenuti. Nell’era della globalizzazione, diventa ancora più forte l’esigenza naturale di difendere la tipicità, ravvisando in essa un valore”.

Appare evidente che la decisione del consigliere Matera di proporre una legge per salvaguardare il dialetto sia nata proprio nel Vallo di Diano dove da tempo vengono pubblicate composizioni poetiche e teatrali in vernacolo di notevole pregio.  In Italia, specialmente negli anni passati, non sempre si è dato il giusto peso alla cultura locale e, in particolare, alla parlata o dialetto locale. Spesso si è stati indifferenti se non ostili. Tuttavia, nonostante il regresso dei dialetti, la dialetto-fonia è ancora radicata nel comportamento linguistico degli italiani e dei cittadini della nostra Regione. Tutelare oggi i dialetti e le parlate locali non significa incentivare anacronistici particolarismi etnico-linguistici, ma garantire pari dignità e possibilità di espressione ad una pluralità di forme espressive, al considerevole patrimonio culturale della nostra Regione; ciò senza ledere l’ormai acquisito patrimonio linguistico e culturale derivante dalla lingua italiana. L’auspicio, quindi, è che la legge così come proposta possa essere approvata in tempi brevi.

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