Sonno profondo di Banana Yoshimoto è una raccolta di tre racconti estremamente malinconici. Originariamente i racconti apparvero sulla rivista letteraria Kaien, per poi uscire nel 1989 in Giappone in una raccolta il cui titolo riprende il racconto omonimo. All’interno del libro Yoshimoto scrisse: «Queste tre storie raccontano la notte di alcuni personaggi che si trovano in una situazione di blocco, in una fase in cui il flusso regolare del tempo si è interrotto».

Tre storie, quindi, in cui tre donne si trovano in una condizione di stasi. Tre momenti di crisi che mettono in discussione l’ordine che fino a quel momento era presente nelle loro esistenze. Yoshimoto – strategia che a me piace molto – opta per una tematica che considera interessante e ne sviluppa, poi, una vicenda intrigante. Infatti i tre racconti potrebbero essere letti come un’unica narrazione. In questo caso, rispetto al romanzo d’esordio Kitchen (1988), Yoshimoto sceglie la tematica del sonno. Il sonno, infatti, non è altro che la metafora del dolore. È una condizione che opprime e che può sommergere, proprio come l’acqua. Non per nulla nel primo racconto si legge: «Il sonno viene come l’avanzare della marea. Opporsi è impossibile». La stasi delle protagoniste, in cui cadono inevitabilmente, è un momento di prova; giunge come una sfida per ritrovare l’equilibrio. Il sonno tuttavia viene declinato anche in un’altra ottica. Per Yoshimoto, infatti, il sonno può essere anche quello mentale, quello in cui ognuno cade durante momenti di sconforto e di mestizia. Per risollevarsi, ognuna delle tre protagoniste trova il proprio modo, come probabilmente accade a tutti, perché ogni individuo ha la propria strada per trovare la soluzione alla condizione di disagio in cui vive. Sonno profondo presenta una narrazione molto suggestiva,

in cui l’onirico si intreccia al realismo magico creando delle storie dal tono sospeso; è come se il lettore venisse cullato dalla dolce voce di Yoshimoto e trasportato in un altro universo. Lo stile, impeccabile ed essenziale, facilita l’impressione del distacco dalla realtà. Una tendenza tipica di molta letteratura giapponese, piuttosto distante dalle scelte della prosa italiana (sebbene anche questa prediliga il taglio breve). Non si può che restare inermi davanti alla tenerezza di queste storie, che gioveranno molto a chi, come può accadere ad un certo punto della propria vita, si senta confuso o incompreso.
Norberto Lupo