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Teggiano, grande successo per la mostra di Cono Giardullo “Corpo e Anima” allestita nel Castello Macchiaroli (VIDEO)

Testo di Alfonsina Medici – Intervista di Geppino D’Amico

Si è conclusa nei giorni scorsi con notevole successo la mostra personale di Cono Giardullo, “Corpo e anima”, allestita a Teggiano nelle sale del Castello Macchiaroli che ancora una volta si conferma un luogo straordinario per ospitare qualsiasi manifestazione culturale. La produzione artistica di Cono Giardullo spazia in vari stili e si esprime con varie tecniche, dai lavori su tela o su tavola, come oli, acrilici e tempere, agli acquerelli, alle chine e alle opere a matita. Portano la sua firma tutte le locandine delle 29 edizioni della manifestazione “Alla tavola delle Principessa Costanza” che da anni richiama a Teggiano migliaia di visitatori.

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Sulla mostra “Corpo e Anima” pubblichiamo di seguito una recensione di Alfonsina Medici

Le opere del versatile artista Cono Giardullo catturano subito lo spettatore per la chiarezza rappresentativa e per la delicatezza cromatica. La sua, infatti, è una pittura rasserenante con scene di immediata lettura e fruibilità costruite con tratti decisi e precisi vicini al linguaggio pubblicitario.  Ma ciò non tragga in inganno, perché siamo in presenza di un artista colto che ama dare una seconda vita ai modelli del passato che ben conosce, rivestendoli di abiti di stretta attualità e facendoceli sentire nostri contemporanei. I personaggi che rappresenta, infatti, perfetti nella resa anatomica, nelle pose e perfino le nature morte, hanno alle spalle una lunga frequentazione con modelli michelangioleschi caravaggeschi e impressionistici, anche se hanno imparato a parlare la nostra stessa lingua. Del resto, non poteva non essere influenzato dalle numerose opere d’arte che fanno di Teggiano la città d’arte del Vallo di Diano. Inoltre, aldilà della funzione estetica le sue opere ci spingono a riflettere su vari problemi che affliggono i nostri giorni.

Nell’opera Circe in particolare sono evidenti, prelievi classici e caravaggeschi nelle figure maschili, mentre la maga veste i moderni panni di una bellissima donna quasi un’indossatrice che, consapevole del suo fascino attrae gli uomini con false promesse, ma poi li trasforma in porci.  Ebbene come non scorgere in questa Circe la piaga della droga, della violenza e anche della manipolazione genetica? In quest’ottica si colloca anche il dipinto con la Ragazza che fuma e lo facon aria assente e triste, la stessa che caratterizza la Dama dell’assenzio di Edgar Degas. E, come lei, vive un disagio esistenziale, suggerito dalle forme scomposte del dipinto alle sue spalle. Sono questi i messaggi sufficientemente velati che il maestro Giardullo affida ai suoi personaggi, senza allarmare ma spingendo a riflettere perché, alla maniera oraziana, nessuno vieta di dire il vero senza un sorriso, che forse vale più di tante azioni di forza.

Non così nel dipinto, l’unico inquietante della mostra nel quale il male del vivere domina la scena. C’è una casa nell’acqua senza porte, ma con un ponte che esce dal muro esterno e porta verso l’altrove, mentre in alto un omino equilibrista cammina su di una corda sospesa nel vuoto: immagini oniriche e surreali che mettono i brividi e che in maniera più scoperta alludono alla precarietà dell’uomo contemporaneo sempre in bilico tra sogno e realtà, impegno e disimpegno. Da segnalare anche i dipinti con la tematica del sogno: Somnia volant dove i desideri della ragazza addormentata si sono trasformati in uno stuolo di bianche colombe che popolano il suo cielo; e ancora Liberi di volare nel quale tre aggraziate figure, due donne e un uomo, che sembrano aver appena lasciato il palcoscenico e, leggere come libellule, sembrano danzare più che volare. A Cono Giardullo va il plauso di aver elaborato i canoni pittorici del passato in un personale e piacevole linguaggio che dona serenità allo spettatore e si offre come esempio di pacata lettura del nostro tempo.

ALFONSINA MEDICI

GUARDA LA FOTOGALLERY CON ALCUNE DELLE OPERE DI CONO GIARDULLO:

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Direttore responsabile: Giuseppe Geppino D’Amico
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