di Giuseppe D’Amico
Penultimo appuntamento a Polla con le conferenze organizzate dall’associazione Palazzo Albirosa, presieduta dal prof. Antonio Federico. Il tema proposto “Essere donna, Neuroscienziata e politica in Calabria e nel Sud” è stato affidato ad Amalia Bruni, Neuroscienziata e Consigliera Regionale della Calabria che ha letteralmente catturato l’attenzione dei presenti (V. intervista). Nel corso del suo intervento ha parlato sia dell’attività scientifica che del suo impegno in politica.
neuroscenziata e consigliera regionale della Calabria
In campo scientifico è stata protagonista di importanti ricerche nel campo dell’Alzheimer e della demenza, malattie che richiedono ancora studio perché ancora non esistono terapie capaci di fermare o far regredire le demenze. Amalia Bruni nel 1996 è stata fondatrice del Centro di Ricerca Neurogenetica, nato con un’apposita legge della Regione Calabria, che ha sede in un’ala dell’ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia Terme. La struttura ha assistito oltre 13mila persone sia della Calabria che di altre Regioni. La ricostruzione delle genealogie e delle popolazioni ha prodotto una banca dati di oltre 160mila dati. Amalia Bruni nel 1995 ha individuato il gene che causa la demenza. La Bruni ha iniziato già da giovanissima condividendo l’intuizione del professor Foncin della Salpetriere di Parigi secondo il quale alcune forme di demenza erano di natura ereditaria.
Sotto l’ala protettrice dello studioso francese, la scienziata calabrese inizia un lungo percorso di studi genetici e neuropatologici elaborando migliaia di cartelle cliniche di famiglie affette da questa grave patologia. Scopre così che, tornando indietro nel tempo e ricostruendo l’albero genealogico della Famiglia N (da Nicastro), la forma ereditaria ha origine in Calabria.

“Essere donna, Neuroscienziata e politica in Calabria e nel Sud”
L’attività svolta e i risultati ottenuti le hanno consentito di entrare in contatto con i più famosi nomi della neurologia, da Colin Master a George Hyslop, da Bergamini al Premio Nobel Rita Levi Montalcini. Grazie ai suoi studi nel 1995 è stata individuata l’anomalia genetica della malattia sul cromosoma 14. Gli studi della Bruni risalgono al 1981 con la scoperta del primo caso di Alzheimer avvenuto nel 1904, all’individuazione nel 1995 con un team di scienziati gene della presenilina 1, il gene più diffuso dell’Alzheimer. Nel 2000 la scoperta della nicastrina, una glicoproteina delle membrane intracellulari neuronali implicata nel meccanismo patogenetico dell’Alzheimer.
Amalia Bruni è anche membro del comitato scientifico dell’Istituto superiore di Sanità ed è stata presidente della Sindem Italia, associazione autonoma aderente alla Società italiana di Neurologia che si occupa di demenze.
Non meno interessante il suo impegno in politica che l’ha vista candidata per il Centrosinistra alle ultime regionali in Calabria dove essere insieme donna, politica e scienziata non è facile.
Per la Bruni la strada da percorrere è ancora lunghissima. Il gender gap è ancora molto alto: su 600 parlamentari le donne sono solo 200; su 20 Presidenti di Regione le donne sono solo 2; nei Consigli Regionali le donne rappresentano il 19,8% (in Calabria 5 su 30 e in Campania 9 si 50). Nei grossi comuni le donne sindaco sono il 15% con la percentuale che raggiunge il 34% nei piccoli comuni.
Ma quel che preoccupa maggiormente è il fatto che il tema parità della donna, già grave nel Sud rischia di fare il botto con l’autonomia differenziata: nel Sud ci sono pochi servizi sociali, asili nido carenti se non inesistenti. Impietoso il raffronto tra le città di Reggio Emilia e Reggio Calabria: nella città emiliana 60 asili nido; nella città calabrese 3 asili nido!
Un discorso a parte va fatto per i giovani: in 20 anni le regioni del Sud hanno perso oltre un milione di abitanti, di cui 380.000 giovani laureati. Non vanno via solo per mancanza di lavoro o lavoro qualificato. A conclusione del suo intervento Amalia Bruni ha ricordato il parere di Laura Bianchi (direttrice generale della Svimez): “Anche la carenza di servizi è una leva che attiva la fuga. Per far vivere il Sud, e permettere alle persone di vivere bene nelle Regioni meridionali, non bastano iniziative anche meritevoli, come la misura Resto al Sud. La restanza non può essere solo una rivalutazione del passato. Bisogna diventare parte di un progetto per il futuro. I territori del Mezzogiorno devono diventare parte integrante dello sviluppo globale”. E per la relatrice l’autonomia differenziata in salsa leghista non aiuta, Anzi tutt’altro. E su questo occorrer una riflessione attenta e continua.
Al termine della conferenza il presidente dell’associazione “Palazzo Albirosa”, Antonio Federico, ha ricordato l’ultimo appuntamento in programma giovedì 5 settembre (ore 17,30 sempre a Polla presso la Casa dell’Architettura – Colle dei Cappuccini): l’economista Pasquale Persico. Prof. Emerito di Economia presso l’Uiversità di Salerno, relazionerà sul tema “Ripensando alla città come luogo dell’Eutopia e dell’Utopia”.