Di Giuseppe Geppino D’Amico

Sarà presentato domenica 21 luglio (0re 18,00) a Teggiano, nell’Aula Consiliare “Antonio Innamorato”, il libro di poesie di Enza Morena “Pinzànni Pinzànni. L’anima antica…ed altri pensieri” pubblicato da Giuseppe De Nicola Editore. Il programma prevede i saluti di Michele Di Candia, Sindaco di Teggiano; Corrado Matera Consigliere Regione Campania e gli interventi di Vincenzo Andriuolo, Concettina Di Mieri e Salvatore Gallo. Leggeranno alcuni brani del libro Cono Cimino, Pino D’Alvano, Maria Lucia De Paola; Arianna La Maida e Giovanna Mea. Modera il giornalista di Radio Alfa, Pino D’Elia. Il libro si avvale della prefazione di Vincenzo Andriuolo che ha al suo attivo numerose pubblicazioni in vernacolo: “La poesia di Enza Morena costituisce, in tutta evidenza, un’altra stupenda prova degli effetti benefici della condizione di bilinguismo o, più correttamente, di diglossia in cui la nostra generazione e quelle precedenti si sono formate. Condizioni che, per quanto riguarda la nostra cittadina, avevano trovato già espressione altissima nei sonetti di Gaetano d’Elia e continuano a dare, come è d’altra parte naturale che sia, frutti succulenti. Sotto questo profilo, il lavoro assume un significato ed una portata ben più profondi e meritori soprattutto in un momento storico in cui i dialetti sembrano lentamente svanire dall’uso quotidiano e tendono sempre più a convergere con la lingua nazionale o, più propriamente, con i tanti italiani regionali che si vanno sedimentando”.

Del resto se ne ha prova sin dal titolo della raccolta: Pinźànni pinźànni… “mentre penso, medito” che esclude da subito, in termini espliciti, soluzioni di continuità tra processo meditativo e parola, tra significato e significante. Perché pinźa non è solo “pensare”, ma più propriamente “pensare e fermarsi, per il tempo dovuto, a riflettere sui propri pensieri”, un vero e proprio processo di ristrutturazione cognitiva – svolto con la calma meditativa scandita dai ritmi della natura, cui la cultura contadina dei nostri avi mai derogava – che ha lo scopo primo di entrare in sintonia con le cose per quello che sono”. Il titolo Pinźànni pinźànni…“mentre penso, medito” non poteva che essere espresso in dialetto teggianese- l’idioma materno, la lingua avita – sebbene la raccolta contenga anche, ed in numero addirittura maggiore, componimenti in lingua ufficiale. Esso esprime, infatti, il legame tra codice linguistico utilizzato per rappresentare i propri “pensieri”, meglio le proprie meditazioni e quello con cui si formano, quello perciò più diretto ed immediato e che in maniera più diretta ed immediata esprime le sue sensazioni, i moti più intimi del suo animo, i suoi giudizi, non di rado, lapidari.
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Enza Morena è nata in Venezuela nel 1957 da genitori italiani. Per la prematura scomparsa del padre, quando aveva poco più di un anno, la famiglia decise di ritornare a Teggiano. Cresciuta con la madre ed i nonni materni, conserva di loro un piacevole dolce ricordo. Ama le cose semplici ed il contatto con la natura; insieme al marito coltiva un piccolo orticello. Ha due nipoti che ama intensamente e con essi trascorre spesso intere giornate. Nel tempo libero ama scrivere, sia in vernacolo che in italiano, dando corpo ad emozioni e sensazioni passate e presenti. Pinźànni pinźànni è la sua prima pubblicazione che spiega così: “Spesso, nelle fredde e lunghe sere d’inverno, mentre mi abbandono coccolata dal tepore del focolare con lo sguardo rapito dai tenui sussulti della sua flebile fiamma, mi sorprendono ricordi che, disordinati e caotici, si affollano nella mia mente. Riemerge il passato e ritorna la mia fanciullezza: rivedo volti, percepisco profumi e sapori, rivivo emozioni e sensazioni. C’è il cuore e c’è la memoria! E lieve affiora la parola! E Pinźànni pinźànni… mi interrogo. Medito: su questo mondo così mal ridotto, sulle tante piaghe che affliggono l’umanità, sul futuro delle giovani generazioni. Mi chiedo: perché l’uomo è legato ai beni materiali e alle frivolezze terrene tanto da giustificare guerre, invidie, assassinii e malvagità. Che sia poi la morte l’unica certezza?”.