Di Giuseppe Geppino D’Amico
Sono due gli argomenti dei quali si è maggiormente discusso nella settimana del post-elezioni europee: l’esito del voto nella nostra provincia e la ripresa del dibattito in Parlamento sull’Autonomia Differenziata. La gazzarra di cui sono stati protagonisti a Montecitorio diversi deputati ha lasciato il segno. La seduta è stata interrotta e l’on. pentastellato Leonardo Donno, aggredito mentre tentava di consegnare in segno di protesta una bandiera tricolore a Calderoli ha dovuto lasciare l’aula in sedia a rotelle e ricorrere alle cure dei medici. Undici deputati dei due schieramenti sono stati sospesi e tra questi lo stesso Donno che, come direbbero a Napoli, è rimasto “cornuto e mazziato”.
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Il brutto episodio ha fatto il giro del mondo. In Italia ha ricompattato le opposizioni che domani scenderanno ancora in piazza contro un provvedimento definito “spacca Italia”. Ma non c’è il rischio che la maggioranza possa pagare un prezzo politico? Si può escludere un effetto boomerang? Nella maggioranza qualcuno comincia a porsi queste domande anche alla luce dei risultati registrati nel Sud dove, rispetto al Nord, i partiti di governo non hanno ottenuto i voti sperati. Il primo ad evidenziarlo è stato il governatore della Campania, Vincenzo De Luca. Questo il suo primo commento: “Nel voto meridionale l’area di governo è minoritaria. La battaglia con l’Autonomia Differenziata e contro il blocco dei fondi di coesione, il peso dell’area di sofferenza sociale, il voto giovanile, hanno lanciato un segnale forte sul piano nazionale”. A De Luca ha fatto eco il presidente di Confindustria Napoli, Costanzo Jannotti Pecci: “A nostro avviso il voto che ha favorito in particolare il Pd e, sebbene con una significativa caduta, anche il M5S, è un segnale molto chiaro di incomprensione di quali siano le vere ragioni per cui si immagina di portare avanti un progetto del quale non si sente alcuna necessità. Il voto delle Europee, che al Sud per le forze di maggioranza non ha portato risultati analoghi rispetto a quanto accaduto in altre parti del Paese, è figlio anche di questo disegno di legge davvero incomprensibile”.
Qualcosa si muove anche nel Centrodestra. Roberto Occhiuto, vice segretario di Forza Italia e Governatore della Calabria ha chiesto a Tajani di schierare il partito contro l’Autonomia Differenziata. Qualche mugugno si registra anche tra i Forzisti campani. Il fatto è che ogni partito di maggioranza ha un suo obiettivo: Forza Italia vuole la riforma della giustizia; i Fratelli d’Italia puntano diritto al Premierato e la Lega spinge per l’Autonomia Differenziata. Significa che ogni partito per raggiungere il proprio obiettivo deve approvare i progetti degli alleati. C’è l’esigenza di far quadrare il cerchio e questo rende tutto più difficile.
Giudizio negativo sull’Autonomia Differenziata è stato espresso ancora una volta anche dalla Chiesa. Recentemente, infatti, il Consiglio Episcopale Permanente ha approvato un documento con il quale esprime il convincimento che “Il Paese non crescerà se non insieme. È proprio la storia del Paese a dirci che non c’è sviluppo senza solidarietà, attenzione agli ultimi, valorizzazione delle differenze e corresponsabilità nella promozione del bene comune. Da sempre ci sta a cuore il benessere di ogni persona, delle comunità, dell’intero Paese, mentre ci preoccupa qualsiasi tentativo di accentuare gli squilibri già esistenti tra territori, tra aree metropolitane e interne, tra centri e periferie. In questo senso, il progetto di legge rischia di minare le basi di quel vincolo di solidarietà tra le diverse Regioni. Il rischio non può essere sottovalutato, in particolare alla luce delle disuguaglianze già esistenti, specialmente nel campo della tutela della salute”. A questo si aggiunge il monito di Papa Francesco che nel corso del suo intervento al G7 in Puglia ha dichiarato: “Spetta alla Politica creare le condizioni per un uso buono e fruttuoso dell’intelligenza artificiale”. Certo, si riferiva all’Intelligenza Artificiale ma è un messaggio che riguarda anche altri argomenti.
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Intanto, anche nella nostra provincia si continua a discutere dei risultati elettorali. Chi ha vinto canta vittoria; chi ha perso si sforza nel tentativo di cercare una spiegazione da offrire ai propri elettori. Questi i risultati dei primi otto raggruppamenti in provincia di Salerno. Il partito più votato è stato Fratelli d’Italia con 109.155 (pari al 27,41 per cento) seguito dal PD con 85.328 voti (21,42 per cento); terzo posto per i 5 Stelle (58.168 voti pari 14,61 per cento) seguiti da Forza Italia con Noi Moderati (41.365 voti pari al 10,39 per cento). Quindi, Stati Uniti d’Europa con 31.567 voti pari al 7,93 per cento; Lega Salvini Premier con 22.341 voti pari al 5,63 per cento; Alleanza Verdi e Sinistra 21.231 voti pari al 5,33 per cento. Azione di Carlo Calenda e Mara Carfagna ha ottenuto 12.872 voti pari al 3,23 per cento. Ai primi tre posti troviamo partiti che si sono presentati da soli evitando apparentamenti. Pure la Lega si è presentata da sola classificandosi al sesto posto.
Merita attenzione il risultato ottenuto dai due ex amici, Calenda e Renzi (nessun loro candidato ha ottenuto il passaporto per Bruxelles”. C’è una differenza: la lista di Calenda non aveva apparentamenti mentre Renzi era in buona compagnia con il PSI di Enzo Maraio, i Radicali di Emma Bonino, gli Amici di Mastella, Volt e Libdem. E qui c’è una considerazione da fare analizzando i risultati della lista Stati Uniti d’Europa che nella nostra provincia ha ottenuto 31.567 voti pari al 7,93 per cento. Questa percentuale del 7 per cento va divisa tra le varie anime della lista. Per cercare di capire i rapporti di forza all’interno della lista Stati Uniti d’Europa proviamo a scindere le preferenze dei singoli candidati. Al primo posto c’è Vincenzo Maraio (Segretario Nazionale del PSI) con 14.165 voti seguito dall’Assessore Regionale all’Agricoltura Nicola Caputo (Italia Viva) con 6.958 voti; quindi, lo stesso Matteo Renzi con 5.421 preferenze e la consorte di Clemente Mastella, Alessandrina Lonardo, con 2.988 voti. A questo punto è lecito chiedersi se Renzi e Calenda si sono posti una domanda: Non è che sia stato commesso un errore sia quando hanno lasciato il PD, sia quando hanno litigato tra loro prendendo strade diverse che si sono dimostrate particolarmente impervie per entrambi?
Comunque, ormai è fatta perché già si pensa alle elezioni regionali previste per marzo 2026. Ma questa è un’altra storia che, comunque, ha già innescato dibattiti tra i partiti e rivendicazioni all’interno dei singoli partiti. In Campania nel centro destra c’è la disfida tra Edmondo Cirielli e Fulvio Martusciello; nel Centro Sinistra c’è la spina del fianco rappresentata dal terzo mandato invocato da Vincenzo De Luca e il niet di Elly Schlein. In Campania il futuro continuerà ad essere incandescente.