Di Giuseppe Geppino D’Amico

“Coel, Parole per un addio; Riflessi di una vita d’artista”. Questo il tema della serata che Casalbuono ha voluto dedicare al suo “pittore”, Angelo Barone, in arte Coel. A presentare la manifestazione Agnese Valva, amica dell’artista che nel giugno del 2023 ha firmato la prefazione del suo secondo libro, “Coel, Ritratto di una folle”, uscito pochi mesi dopo la pubblicazione del precedente, “Coel, Pensieri in divieto di sosta” con prefazione di Carmen Migliore. Dalle tele ai libri; dai pennelli alla penna. Si può sintetizzare così la metamorfosi artistica di Angelo Barone. Una metamorfosi forzata, dovuta ad un grave problema visivo che, suo malgrado, lo ha costretto a mettere da parte tavolozze, tele e pennelli ma che non lo ha abbattuto. Al contrario, ha trovato la forza interiore di accettare il nuovo status fisico e, non potendo più operare con le mani e con gli occhi, ha cercato, riuscendovi, di sopperirvi utilizzando altre forme di espressioni artistiche che lo hanno portato a vivere un tempo non più di operosità ma di riflessione sulle problematiche personali e della società che lo circonda. Certo, i libri contengono pensieri che fanno riflettere per la loro profondità ma, almeno finora, Coel ha dato il meglio di sé con la pittura.

Nato a Casalbuono, estremo lembo della provincia di Salerno, Angelo Barone si è dedicato alla ricerca pittorica fin da giovanissimo, esponendo i suoi lavori in mostre personali e collettive allestite, tra le altre, in Piemonte dove ha vissuto molti anni della gioventù, alle Gallerie Floriana, Il Soqquadro e L’Esagono (Provincia di Biella); a Villa Marazza (Provincia di Novara); alla Certosa di Padula (Salerno); al Museo Macro e alle Sale del Bramante in piazza del Popolo a Roma; alla Galleria Centro Storico in piazza Santa Maria Novella (Firenze); alla mostra italo giapponese a Gubbio 2014. Sue opere sono esposte nella sede della BCC Monte Pruno a Sant’Arsenio. Ha ottenuto il primo premio della “Biennale d’Arte Internazionale di Roma 2012”; è stato insignito del “Premio d’Arte Contemporanea ‘Adrenalina’ 2013”, si è classificato terzo alla Biennale di Arezzo 2014 ed è stato nominato “Personaggio dell’anno 2014” nell’ambito della mostra collettiva “Personaggi in primo piano” organizzata dalla Galleria Centro Storico di Firenze. Della sua pittura si sono occupati con recensioni e presentazioni scrittori e critici di chiara fama tra i quali Bruno Pozzato, il pittore e critico d’arte Gilberto Carpo, il disegnatore e scenografo Antonio Petti, lo storico dell’arte Luigina Furlan. Sono numerose le testate giornalistiche nazionali e locali ad avere recensito le sue opere che sono esposte in numerose ed importanti collezioni pubbliche e private.
Nel suo intervento Agnese Valva ha descritto la vita dell’Artista partendo dall’infanzia: “Un bambino tenero, timido, introverso, “figlio -come egli stesso dirà- di una terra maledetta, da guardare con occhi bassi e dimessi. Eppure è un bambino felice, con ed accanto la sua famiglia. Un bambino destinato a mostrare la sua vera identità, attraverso strade tortuose, salite dolorose e tanti sacrifici. Con questi presupposti la tavolozza, i pennelli, gli stracci impregnati d’acqua, la puzza dei colori, le bestemmie, saranno i suoi compagni di viaggio, i suoi riferimenti, le sue gioie e i suoi dolori. È l’arte, è il dipingere la sua vera essenza, la sua identità; il bambino spaurito si trasforma “in un uomo profondo e dall’animo sensibile, in un’Artista che parla con il cuore” e per tutti diventa ‘Angelo ‘u Pittore‘ che dipinge sotto l’arco del centro storico del paese”.
Da parte sua, il Maestro Aldo D’Angiò, virtuoso del pianoforte, Casalbuonese Doc e ospite d’onore della serata, così descrive la pittura di Coel: “Sulle sue tele prendono forma porzioni di universi con zone chiare e altre ancora oscure; stratificazioni di piani che si muovono tra rivelazioni e occultamenti; accostamenti simbolici a volte concilianti ed altre decisamente spiazzanti; ricombinazioni raffigurative delle categorie percettive dentro/fuori, prima/dopo, soggetto/oggetto. E’ insomma una ricostruzione i cui esiti non sono affatto prevedibili né definitivi. Si tratta, dunque, di creazioni solo apparentemente immobili ma, al contrario, attraversate da un dinamismo profondo ancorché non ostentato: del resto molte opere di Coel potrebbero essere viste come la parte terminale di una sorta di “pendolo della memoria”, sospeso nel cielo dell’anima e colto in un mistico istante del proprio perenne e fecondo oscillare…Oscillazione, o forse sarebbe più appropriato dire ‘scossa’ percettiva, che è in effetti caratteristica costante dell’esperienza fruitiva dei suoi dipinti. In definitiva, l’opera di Coel si pone come profonda testimonianza della possibilità di scongiurare la possibile frantumazione di senso dell’esperienza, ricomponendo mediante il processo artistico mondi e storie e rigenerando in tal modo il significato individuale ed universale dell’esistere”.
Nel corso della serata l’Artista ha espresso con convinzione le idee che lo hanno sorretto nella vita, vissuta sempre con schiena dritta (“Non ho fatto da maggiordomo a nessuno”) e nell’arte, “quel filo di luce che ci mantiene svegli”. Nei pensieri di Angelo Barone un posto di rilievo è occupato dalla mamma, “quella grande quercia dalle lunghe e possenti braccia che mi hanno protetto sino all’ultimo suo respiro, (bracce) che hanno dato forza alle mie fragilità. Grazie di tutto, Madre: la vera artista se stata Tu. Senza di Te Coel non sarebbe mai esistito…Sarei entrato di nuovo nel ventre di mia Madre. In quel liquido caldo per ripararmi dal freddo della vita”.
“Indubbiamente, quello di Angelo Barone -ha concluso Agnese Valva- è stato un viaggio meraviglioso e sorprendente, frutto di un’esistenza incentrata sull’amore e l’orgoglio dell’appartenenza alla propria famiglia, ai propri luoghi ed alle proprie radici; sul senso di responsabilità verso se stessi e gli altri e sull’amore incondizionato per l’arte”. Emblematiche e piene di pathos le parole pronunciate dall’Artista a margine alla manifestazione che il Paese ha voluto dedicargli: “Spero che un domani i miei occhi possano di nuovo tessere fili di luce. Grazie Arte per avermi dato la forza di vivere. Con affetto… Coel”.