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Sant’Arsenio ricorda i suoi figli illustri con il libro di Giuseppe Aromando

Presentato a Sant’Arsenio nell’auditorium “Giuseppe Amabile” il libro di Giuseppe Aromando “I viali di un giardino…! Uomini da non dimenticare”, pubblicato dalla Casa Editrice “Il Saggio”. Il libro si avvale della prefazione dello scrittore Antonello Sica e dei disegni di copertina di due giovani studenti del Liceo Artistico di Teggiano, Alessio Chirichella e Ines Vassallo. Dopo i saluti dei sindaci di Sant’Arsenio e di Montesano sulla Marcellana, Donato Pica e Giuseppe Rinaldi, e del parroco don Angelo Fiasco, hanno presentato il presidente del Centro Studi e Ricerche del Vallo di Diano Pietro Laveglia, Giuseppe D’Amico, e lo stesso Antonello Sica.

Nel libro l’Autore ha inserito 63 brevi ritratti Santarsenesi di ieri e di oggi che hanno contribuito nei rispettivi campi di applicazione a tenere alto il nome del paese.

Nel suo intervento Giuseppe D’Amico, ritenendo che in paese i contemporanei sono molto noti, si è soffermato principalmente su alcuni personaggi del passato. In campo religioso vanno ricordati mons. Antony Gerard Bosco, Vescovo di Pittsburgh (USA); i Padri Domenicani Padre Gabriele Coiro (Priore del Convento di San Marco a Firenze, Padre spirituale e “Maestro di Vita” di Giorgio La Pira, “il sindaco Santo”), Padre Giacinto D’Urso, Amico di Madre Teresa di Calcutta e protagonista dei restauri degli affreschi del Beato Angelico a Firenze e Padre Angelico Spinillo (Padre spirituale di Franco Zeffirelli; “pittore tra i frati e frate tra i pittori”, amico del pittore Pietro Annigoni, ha lasciato importanti affreschi a Firenze, Siena, Messina e Sant’Arsenio). Merita di essere ricordato Mons. Antonio Sacco, letterato, archeologo e architetto, bibliotecario in Vaticano a autore della splendida opera in 4 volumi “La Certosa di Padula”).

Nel mondo della cultura hanno lasciato importanti testimonianze Luigi Giliberti (Medico e storico, autore nel 1923 del volume “Il Comune di Sant’Arsenio”); Luigi Pica (docente di lettere nei Licei, autore del volume “Splendori sul Vallo”); il “Maestro” Sebastiano D’Amato e il nipote don Sebastiano D’Amato. Non va dimenticato Giuseppe Amabile, animatore delle tradizioni locali, poeta e commediografo. Le sue commedie in dialetto santarsenese sono state pubblicate e portate in scena ripetutamente non soltanto a Sant’Arsenio ma anche in America. Interprete straordinario delle sue commedie è stato Domenico Bosco, docente e poeta.

Tra i politici una citazione particolare va ai parlamentari Giovanni Florenzano (Avvocato e giornalista), Domenico Pica (sindaco dal 1946 al 1985) e Gino D’Amato (Giornalista), al consigliere regionale Angelo Ippolito ed al presidente della Comunità Montana Corrado Pandolfo.

Non mancano i patrioti che subirono il carcere borbonico: Saverio D’Andrea e Carlo Mele (autore del primo saggio sui diritti d’autore, pubblicato a Firenze perché censurato a Napoli).

Nel mondo del calcio si ricorda Giovanni Fiordelisi, una promessa del calcio che agli stati preferì le aule dei tribunali. Non poteva mancare un esponente di primo piano del banditismo, Giovanni Battista Verricelli, detto Tittariello, che nel ’600 imperversò nei monti del Vallo di Diano e del Cilento.

Tra i contemporanei troviamo Mons. Angelo Spinillo, Vescovo di Aversa; il medico infettivologo Giuseppe Ippolito, uno dei principali protagonisti della battaglia contro il Covid; il poeta Elio Pecora, il docente universitario all’Università di Salerno, Rino Mele; Enrico Coiro, Architetto e autore di testi teatrali, e Gaetano Pecora, docente universitario e politologo di chiara fama, particolarmente stimato da Norberto Bobbio.

In apertura del suo intervento Antonello Sica ha affermato: “Il mio auspicio è che il mio contributo possa essere preludio di un ampio successo alla causa intrapresa, che in questa circostanza è il primo esito del tuo lungo lavoro compositivo, che questa sera viene pubblicamente presentato. E lo definisco “primo esito” perché, a mio avviso, quest’opera va intesa e utilizzata come “un libro in divenire”, una prima “fondamentale base” che può e deve essere arricchita da tanti -oserei dire da tutti- vuoi per i personali ricordi con alcuni dei personaggi qui “ritratti”, vuoi per la curiosità di maggior approfondimento cui questi “ritratti” (appartenenti non solo alla contemporaneità e al passato prossimo, ma anche a quello più remoto) sapranno condurre i lettori di tutte le età, di oggi e di domani”. Sica si è poi soffermato su un altro importante aspetto del libro: “A partire dalla fine del Cinquecento, l’Autore propone una lunga teoria di persone per scongiurarne l’oblio -e dunque la definitiva morte- in alcuni casi; in talaltri sottolineandone alcune particolari azioni e produzioni, così da assicurar loro -compresi gli attuali viventi- autenticità e pienezza di vita…L’indubbia diversità, stilistica e contenutistica, dei ritratti impone un ulteriore punto di attenzione: in questi ritratti c’è sicuramente l’unicità di ciascun soggetto, che vibrando del proprio essere non si è lasciato omologare in un monotono timbro narrativo. Non lo avrebbero, perciò, permesso le persone ritratte, ma non vi sarebbe riuscito -seppure avesse voluto- lo stesso autore e con buona ragione. In questo lungo cimento l’Autore si è mosso con la precisione di storico ma si è anche lasciato andare comprensibilmente, alla propria sensibilità, nella quale i volti e le vicende di un passato più o meno lontano e di un presente più o meno vicino sono andati a trovare ora uno specchio, ora un filtro”.

Concludendo, Antonello Sica si è detto fiducioso che “ci sarà senz’altro chi amerà approfondire la conoscenza partendo proprio da quelle prime indicazioni bibliografiche che Giuseppe Aromando si è preoccupato il più possibile di dare in nota e talvolta, anche diffusamente, nel testo stesso. Oppure sarà proprio l’assenza o povertà delle fonti a stimolare più ampie e approfondite ricerche”.

A seguire l’intervento dell’Autore Giuseppe Aromando, il quale, dopo avere ringraziato quanti hanno collaborato alla riuscita della manifestazione ha affermato che “il libro è una metafora che rimanda agli alberi, in particolare ai cipressi. Noi siamo abituati a vederli spesso nei cimiteri eppure essi sono piante di alto fusto, che raccontano il senso della vita, dell’incontro tra terra e cielo. Svettano longilinei verso il cielo mentre le loro radici sono ben infisse nella profondità del terreno. Immaginiamo, allora, anche solo per un attimo di ripercorrere insieme la memoria dei personaggi che hanno attraversato la nostra vita, come scrive Franco Zeffirelli in “Il bello, il brutto e Zeffirelli”, in un articolo pubblicato nel 2013 dal settimanale L’ Espresso. Quindi, lo scopo del libro è quello di risemantizzare di nuovi valori e significati, tutti i 63 personaggi descritti“.

A conclusione della serata sono stati premiati Alessio Chirichella e Ines Vassallo, i due studenti che hanno realizzato la copertina.

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Direttore responsabile: Giuseppe Geppino D’Amico
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