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Euthymía, il “viaggio nei segni per fermare il tempo” di Lorenzo Peluso presentato al Mondadori Bookstore di Sala Consilina

Ultimo appuntamento del 2023 con “autori in libreria” presso il Mondadori Bookstore di Sala Consilina, dove è stato presentato il libro del giornalista Lorenzo Peluso “Euthymía, viaggio nei segni per fermare il tempo”, edito da Gagliardi. Un viaggio affascinante che propone i volti e le storie di 44 donne di Sanza (paese dell’autore), e delle loro esistenze, raccontate attraverso le emozioni che emergono dai loro volti, ritratti in bianco e nero dall’autore. Nel corso dell’incontro hanno discusso con l’autore il giornalista Giuseppe D’Amico, il docente universitario (L’Orientale di Napoli) Ferdinando Longobardi, il sindaco di Sanza e presidente del Consorzio Sociale Vallo di Diano, Vittorio Esposito e Franco Picarone, presidente commissione bilancio della Regione Campania.

GUARDA IL VIDEO CON L’INTERVISTA DI GEPPINO D’AMICO A LORENZO PELUSO:

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Il libro ripercorre, attraverso fotografie e parole al femminile, la memoria di un paese e si avvale degli interventi introduttivi del sindaco di Sanza Vittorio Esposito e dell’Assessora alle Politiche Sociali, Marianna Citera. La prefazione è firmata da Antonio Masiello, fotogiornalista di Getty Images. È un “viaggio nei segni per fermare il tempo”, che nasce dall’idea di raccontare “quel patrimonio straordinario di memoria” che le persone anziane rappresentano in una comunità. “Quarantaquattro ritratti -si legge nella prefazione di Antonio Masiello– descrivono le esperienze di donne segnate dalle emozioni e dalla conoscenza dando forma a un viaggio fatto di luci e ombre, linee gentili e spigolose, volti solcati dalle rughe, sorrisi inaspettati, pnsieri che oltrepassano l’attualità e diventano memoria. Testimonianze di vita”.

Tutti gli intervenuti si sono soffermati sul valore della fotografia, in particolare su quella in bianco e nero, utilizzata per il libro, che diventa memoria ma anche traccia singolare di un evento realmente accaduto, nel tempo e nello spazio. Uno strumento in grado di testimoniare la trasformazione di una comunità. Per Ferdinando Longobardi quello prodotto da Lorenzo Peluso “è un lavoro molto accorto; in cui il faro dell’opinione pubblica e della stampa è acceso solo sulle volenze il libro propone volti e storie di altre donne; donne che hanno un vissuto ben conosciuto all’interno del paese”. Per Franco Picarone “il libro è anche una mostra fotografica di donne che rappresentano un mondo diverso rispetto al contemporaneo. Il loro vissuto ci può insegnare molto non ritornando al patriarcato ma guardando avanti per realizzare un ulteriore processo evolutivo”.  Per Vittorio Esposito “la sensibilità e la delicatezza che l’autore ha mostrato nel rapportarsi con queste donne, alcune sofferenti, altre ben consapevoli del tempo, è ispirazione per noi tutti a riscoprire una relazione necessaria e diversa con i nostri nonni, patrimonio assoluto della comunità”.

Sull’importanza delle immagini ha insistito Giuseppe D’Amico ricordando un concetto espresso da un famoso fotografo contemporaneo, Oliviero Toscani: “le immagini non mentono: noi siano quello che dicono le nostre foto; rappresentano uno squarcio sublime tra la copia e la realtà, fra il ricordo di un passato che non torna e la speranza di un futuro che tutti ci auguriamo migliore senza evitare considerazioni sul presente”. Sfogliando il libro, il pensiero va al giornalista Giovanni Russo, il quale, commentando il valore della fotografia si esprimeva così: “Le fotografie sono una sorprendente testimonianza di come si possa non solo documentare una realtà ma creare una suggestione letteraria e poetica perché ricostruiscono un’atmosfera che poteva, a giusto titolo, ritenersi svanita e assumono l’autonomia di un saggio”. Se Giovanni Russo avesse potuto commentare il libro di Lorenzo Peluso avrebbe usato le stesse parole, perché anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un saggio sulla identità di un paese attraverso l’utilizzo di immagini che assumono un linguaggio espressivo universale. È doveroso, quindi, porgere il giusto riconoscimento all’autore che dopo le foto scattate sui teatri di guerra torna in libreria con 44 foto rigorosamente in bianco e nero che sono un atto d’amore per Sanza proponendo ritratti di donne ultraottantenni che hanno un valore e un potere evocativo che si riallaccia alla storia del paese. Il fatto che abbia scelto il bianco e nero rafforza la memoria e tutti possono sentirsi parte integrante della storia di Sanza ma non solo di Sanza.

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