Di Giuseppe Geppino D’Amico

Prime reazioni alla decisione della Corte Costituzionale che il 22 novembre ha respinto i ricorsi delle Regioni Toscana, Emilia Romagna e Puglia che, come è noto, avevano impugnato diverse disposizioni della legge 29 dicembre 2022, n. 197, relative al procedimento di definizione e distribuzione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e alla ridefinizione delle istituzioni scolastiche autonome anche in riferimento alla diminuzione degli alunni in conseguenza del calo demografico.

Nel darne notizia l’ufficio comunicazione del Ministero ha fatto sapere che ancora non si conoscono le motivazioni alla base della decisioni ma, a giudizio del Ministero, i giudici hanno ritenuto che“pur realizzandosi una interferenza con la competenza regionale concorrente nella materia della istruzione, siano prevalenti le competenze statali riguardanti l’ordinamento e l’organizzazione amministrativa dello Stato le norme generali sull’istruzione e il coordinamento della finanza pubblica”.

Soddisfatto il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara: “È una decisione in cui come Ministero abbiamo sempre creduto, consapevoli delle fondate ragioni che abbiamo manifestato anche nelle nostre interlocuzioni con le stesse regioni. In attesa di leggere le motivazioni della sentenza, auspichiamo che, venute meno le motivazioni contrarie alla riforma, possa riprendere la piena e leale collaborazione per realizzare il percorso attuativo del dimensionamento, ormai non più procrastinabile al fine di consentire un sereno e tempestivo avvio del prossimo anno scolastico”.

Di diverso tenore le reazioni dei ricorrenti. In particolare, Lucia Fortini, assessore alla Scuola della Regione Campania, esprime “rabbia e delusione. Ora che il Ministero ha vinto si potranno tagliare scuole in Campania, si potranno tagliare plessi, si potranno tagliare contratti di dirigente scolastico, di docente, di personale Ata. Io credo che ogni volta che si taglia un solo euro per l’istruzione sia una sconfitta per la nostra comunità, quindi da ieri provo grande amarezza per questo risultato”. Per dovere di cronaca va ricordato che ancora non è ancora stato calendarizzato il ricorso della Regione Campania che aveva scelto una strategia differente: “La Regione Campania haimpugnato il decreto interministeriale e sollevato la questione di costituzionalità, però è chiaro che la pronuncia di ieri ha un peso” prosegue Lucia Fortini che anticipa i prossimi passi della Giunta regionale: “Sicuramente c’è da fare un dimensionamento e ci stavamo lavorando da tempo con i dirigenti, con le comunità scolastiche perché le decisioni siano condivise. Ho ascoltato in questi mesi i sindaci ed è chiaro che non possiamo chiedere grandi sacrifici alle zone interne: penso alla provincia di Avellino, Benevento, ma anche a quella di Salerno che è molto estesa, cercheremo di ridurre i danni con accorpamenti che siano condivisi il più possibile. Devo dire – conclude Fortini – che da ieri il mondo della scuola mi ha inviato centinaia di messaggi perché hanno compreso che la Campania ha lottato e sta continuando a lottare: andremo fino in fondo, ma certamente c’è dispiacere per il fatto che noi stiamo difendendo un diritto che la Costituzione dovrebbe sostenere”.

Ora l’argomento si sposta sui tavoli del Ministero per la contrattazione con le Regioni e i Sindacati, poco propensi ad accettare tagli lineari specialmente nelle zone interne che, dopo altri servizi già tagliati in precedenza (sanità e trasporti in primis) rischiano un ulteriore depauperamento con conseguenze catastrofiche per la scuola che, al contrario, dovrebbe essere il fiore all’occhiello di chi è chiamato a reggere le sorti dello Stato.

In base alle previsioni, in Campania, per effetto del dimensionamento scolastico proposto dal ministro Valditara dovrebbero scomparire 120 istituti entro il 2024. In base ai dati diffusi nel giugno scorso dall’assessora regionale alla Scuola, Lucia Fortini rischiano il taglio 36 plessi nella provincia di Napoli, 41 in quella di Salerno, 18 in Irpinia, 16 nel Sannio e 9 nel Casertano. Ad essere accorpati saranno gli istituti con meno di 900 iscritti ma, in Campania, il futuro non si presenta roseo in quanto, secondo l’Istat, nel decennio prossimo la popolazione che va dai 3 ai 18 anni sarà interessata da un ulteriore calo degli alunni.