Di Giuseppe Geppino D’Amico
È stato presentato nei giorni scorsi a Roma il “Rapporto Italiani nel Mondo” redatto dalla Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana. Nell’esporre i risultati il presidente della Fondazione, mons. Gian Carlo Perego, ha sostenuto che “in 18 anni gli italiani nel mondo sono raddoppiati: da poco più di 3 milioni a poco meno di 6 milioni. A partire sono soprattutto i giovani tra i 28 e i 34 anni che non lavorano e non studiano, lavoratori precari, disoccupati, giovani donne e 1 su 4 laureati e ricercatori. L’emigrazione fotografa il disagio giovanile, una nuova generazione di poveri”. L’unica Italia che cresce è quella all’estero.
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Sono 91.000 i bambini italiani nati all’estero nello scorso anno: oltre il 20% rispetto ai poco meno dei 400.000 nati in Italia, di cui 57.000 sono figli di immigrati nel nostro paese. Il 75% dei nostri emigrati va in paesi dell’Europa, la ‘casa comune’, di cui si sentono parte. Germania, Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti, Brasile, Francia, Venezuela, Spagna le mete preferite; Oltreoceano, invece, sono Argentina e Uruguay i paesi maggiormente prescelti. Una curiosità: in provincia di Salerno Castelnuovo di Conza e Santomenna hanno più emigranti che residenti.
L’Italia fuori dai confini nazionali sfiora oggi i 6 milioni di persone. Al 1° gennaio 2023 i connazionali iscritti all’AIRE (Associazione Italiani residenti all’estero) sono 5.933.418 che rappresentano il 10,1% dei 58,8 milioni di italiani residenti in Italia. Mentre l’Italia continua a perdere residenti (nell’ultimo anno la diminuzione della popolazione residente sul territorio nazionale è stata dello 0,2%), l’Italia fuori dall’Italia continua a crescere anche se in maniera meno sostenuta rispetto agli anni precedenti. Per quanto riguarda la nostra provincia alla data del 1° gennaio 2023 risultano 153.888 Salernitani iscritti all’AIRE e poco meno della metà sono donne; l’anno precedente erano 150.965. In Campania Salerno è al secondo posto dopo Napoli. A Salerno città gli iscritti all’AIRE sono 6.560; seguono Padula con 5.376 iscritti; Teggiano: 4.386; più indietro Camerota con 3.704; Castellabate con 3.073 e Montesano con 2.930 iscritti.
L’emigrazione è un fenomeno antico che ha sempre suscitato interrogativi e accese discussioni: ha prodotto benessere oppure ha depauperato l’Italia? Al dibattito non è stato estraneo il nostro territorio. Tra i protagonisti del dibattito sono da ricordare due autorevoli esponenti del mondo politico della nostra provincia, gli on.li Giovanni Camera e Giovanni Florenzano, che si sono occupati del fenomeno quando era in piena espansione.
Favorevole all’emigrazione, Giovanni Camera nel 1910 effettuò una missione in America Latina su incarico del Governo per verificare i problemi dei nostri connazionali e per tentare di rimettere pace tra il nostro paese e quelli latino-americani. La situazione era precipitata in quanto l’Argentina voleva imporre alle navi italiane ispettori sanitari propri per cui il nostro governo aveva bloccato i visti per l’espatrio in quel paese. In America Latina l’on. Camera rimase oltre sei mesi visitando Uruguay, Brasile e Argentina ma riuscì a rimettere a posto i rapporti tra i due paesi. Nel 1913, durante una discussione in Parlamento Camera evidenziava “la necessità di una modifica degli istituti dell’emigrazione in maniera da dare al nostro proletariato emigrante la sicurezza di un contratto di lavoro che dia pane, e la sicurezza dell’esecuzione dei patti che lo compongono, e che siano indici di benessere, di indipendenza e di dignità”.
Di diversaopinione l’on. Giovanni Florenzano. Ancor prima di essere eletto al Parlamento, aveva dato alle stampe nel 1874 un interessante volume dal titolo “Dell’emigrazione italiana comparata alle altre emigrazioni europee: studi e proposte” che ancora oggi un punto di riferimento per gli studiosi dell’emigrazione. Per Florenzano l’emigrazione era “la perdita di numerose forze giovanili per l’agricoltura che aveva bisogno delle loro mani incallite”. Tra le sue denunce la più agghiacciante è relativa alla compravendita dei fanciulli che venivano sradicati dalle loro famiglie e spediti all’estero per lavori troppo faticosi per la loro giovane età. Il turpe traffico aveva proporzioni nazionali. Nel Mezzogiorno era presente in Basilicata, in Calabria e in Campania. Come avveniva la compravendita? I compra-chicos stringevano un contratto con genitori in difficoltà economiche i quali affittavano o vendevano le innocenti creature. In un contratto, stipulato a Viggiano il 30 settembre del 1866, rinvenuto nell’archivio della Camera dei Deputati, si legge di un certo Pietro che cede per tre anni a tale Pasquale ben due figli, Francesco e Vincenzo, entrambi musicanti, uno di violino e l’altro di arpa, il tutto alla presenza di due testimoni per 114 ducati! Solo nel dicembre del 1873 il Parlamento poneva fine ad una simile vergogna approvando una legge che proibiva l’impiego di fanciulli in professioni girovaghe sia in Europa che in America.
L’emigrazione è parte integrante della storia dell’uomo: non a caso si parla del mito di Ulisse. Attorno alla figura dell’eroe greco si raccoglie l’andare dell’uomo che sfida le colonne di Ercole, l’antico limite del mondo. Oggi l’ideale sarebbe un’emigrazione frutto di una libera scelta e non di una necessità perché chi è costretto a partire vivrà sempre un’esperienza traumatica di distacco dovendo affrontare l’incognita del futuro e la nostalgia. È pur vero, però, che dall’emigrazione sono nate opportunità per il nostro Paese, non solo per i benefici che gli emigrati hanno dato all’Italia, ma anche perché essi pongono delle basi su cui sviluppare un rapporto nuovo e costruttivo. Il 2024 sarà l’anno del “Turismo delle Radici” con l’obiettivo di mantenere un rapporto tra i nostri connazionali emigrati e l’Italia. Secondo le previsioni il “Turismo delle Radici” potrebbe avere un impatto più ampio sull’economia nazionale rispetto al turismo indotto da altre motivazioni, con benefici consistenti per settori quali il commercio, l’artigianato e la cultura. Un’opportunità da non perdere anche in virtù dell’irripetibile vantaggio offerto dalle risorse del PNRR. Quindi, il futuro dipenderà da noi, chiamati ad essere arbitri del nostro destino.