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Le trasfusioni di luce di Ugo Martino: dall’anima al colore

Di Giuseppe Geppino D’Amico

“L’artista è un filtro che sublima idee in opere visibili e lo fa servendosi della tecnica… Quando dipingo penso spesso a mio padre e mia madre, alle loro parole, ai loro insegnamenti.

La mia esistenza ha anche un filo conduttore con Dio: il miracolo della natura, il concetto di uomo-universo, sono cose straordinarie…

Con i colori, nelle varie tonalità e gradazioni, voglio suscitare sentimenti e suggestioni in chi le osserva e devo dire che la pittura mi ha dato la possibilità di rendere visibile a molti quei concetti celati nei meandri dell’anima”. Con queste poche parole Ugo Martino sintetizza il significato della sua arte.

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Ugo Martino

Nato a Montesano sulla Marcellana, figlio di un abile intagliatore, intarsiatore ed ebanista che gli ha trasmesso l’amore per l’arte, si è diplomato presso il Liceo Artistico di Eboli.

Le mostre di Ugo Martino

Oggi occupa un posto di rilievo nel panorama dell’arte contemporanea ed ha esposto le proprie opere in numerose mostre personali e collettive oltre che nel Vallo di Diano (in particolare nella “sua” Montesano, a Teggiano e nella Certosa di Padula) anche in molte città italiane quali Empoli (1989), Ferrara (1990), Cesena (1990, personale), Verona(1991, Expo Arte,), Firenze (1996, personale).

Di rilievo la mostra personale nel 2011 alla WolksBank di Stoccarda (un critico d’arte tedesco lo definì “un artefice dal pensiero mistico e caleidoscopico i cui dipinti ci danno un mondo fantastico di matematica, miscelazione di stampe che spesso sono ispirate dalla metafisica”).

Le sue opere si trovano in Musei, Gallerie d’Arte, Pinacoteche e in numerose collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. I suoi dipinti fantastici di oggi sono ispirati da una miscela metafisica, matematica e poetica.

Le dichiarazioni

“Le mie opere -ha affermato in una recente intervista- nascono da un’idea che disegno su fogli che poi elaboro ed amplifico sulla tela, usando principalmente i colori a olio che sento più caldi, più vibranti e più adatti a trasmettere le sensazioni più delicate.

I tempi per realizzare un’opera sono lunghi in quanto la mia pittura si basa sulla ricerca delle tonalità e del cromatismo. È il colore a dare e trasmettere sensazioni”.

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L’arte

Un pittore eclettico, senza dubbio, una mente estremamente interessante del nostro tempo. Crescendo, guardava ogni immagine pittorica, osservandola attentamente e immedesimandosi profondamente nell’esecutore dell’opera, cercando di capire perché e come era riuscito a crearla.

La sua pittura racconta l’essenzialità dell’uomo, il valore intrinseco del suo essere, della sua presenza nell’infinito universo. La definisce un messaggio rivolto a tutti. È, quindi, la condizione dell’uomo il fulcro principale intorno al quale si muove l’arte di Martino.

Il suo primo periodo pittorico è legato all’espressionismo, la corrente pittorica che, a suo dire, ha rappresentato maggiormente e più incisivamente l’uomo e i suoi problemi esistenziali, le sue ambizioni nel contesto della vita.

L’artista è chiaramente attratto dagli esiti di questa corrente, ossia da talune avanguardie del Novecento che egli rielabora alla luce della sua personale sensibilità artistica, come l’astrattismo geometrico e colorato dell’olandese Piet Mondian (fondatore assieme a Theo vanDoesburg del “neoplasticismo”), dimostrano una complessità che smentisce la loro apparente semplicità che appare evidente in alcune delle sue opere. Per Martino, infatti, il colore è “un miracolo di Dio; esso è infinito, come lo sono i numeri, lo spazio e il tempo”.

La figura che rappresenta il mosaico sembra invece una rivisitazione del soggetto del mosaico di Alighieri Bonetti, (uno dei protagonisti insieme a Michelangelo Pistoletto ed altri del Gruppo Arte Povera) mentre la distorsione dell’immagine rimanda alla tecnica del fondatore del movimento artistico dell’Op Art degli anni ‘60, l’ungherese Victor Vadarely.

Un’influenza Futurista traspare in alcune opere dove l’intersecarsi di linee energetiche rimanda alle composizioni di Giacomo Balla. Del resto Martino non nasconde l’ammirazione per alcuni esponenti del Futurismo (oltre a Balla, Umberto Boccioni e Fortunato De Pero).

Non manca, inoltre, un aggancio all’ Arte concettuale che si può leggere come omaggio alla relatività di Einstein o anche come ricerca della centralità dell’uomo nel cosmo.

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Oggi, Ugo Martino sembra cogliere l’anima dell’ambiente che lo circonda e la trasferisce sulle tele traducendone il colore-luce con campiture limpide e trasparenti, dalle tracce dinamiche e lascia trasparire un romanticismo sognante, sintesi di un incontro o unione tra tradizione e sintesi del moderno.

Per Antonietta Cantillo “Talento e rigore stilistico, ricerca espressiva ed uso sapiente delle tecniche, classicità e postmodernità nelle forme più squisitamente connotative  della contemporaneità, trovano, sorprendentemente, nelle opere di Ugo Martino cittadinanza artistico-culturale in una trama sempre equilibrata di righe, geometrie, ritmi sincopati in cui il pensiero si frange nei rivoli della ricerca pittorica e ne rappresenta l’estroflessione più ariosa per riferimenti  alti di tensione trascendente.

Diffuso, nell’opera del M.o Martino è, infatti, un forte senso di eterno con una propria vettorialità a cui l’uomo, anche quello contemporaneo, fratto e complexus della postmodernità, ama rapportarsi per sfuggire alla capziosità della quotidianità intrisa delle sue spire routinarie. 

I colori divengono modalità figurative di infinito e si tingono della forza evocativa delle idee a cui il silenzio della pittura dona voce penetrando gli aspetti più sofferti ed interrogativi dell’anima umana”.

Ultimamente Ugo Martino ha ripreso a dipingere opere molto informali e di Action Painting. Una passione che ritorna in quanto già in passato aveva collocato al centro del suo interesse l’espressionismo astratto, uno stile di pittura con il colore che viene fatto gocciolare spontaneamente, lanciato o macchiato sulle tele, invece che applicato con attenzione.

La ricerca cromatica coloristica e tonale è importantissima per la creazione di opera d’arte insieme al concetto filosofico e psicologico, con i colori, nelle varie tonalità e gradazioni contrastanti, per suscitare sentimenti e suggestioni (pathos) in chi le osserva. Con il colore si libera da ogni preconcetto, da qualsiasi formalismo in cui l’uomo si è inconsapevolmente imbrigliato.

Con la sua arte pittorica, ma anche con la poesia, Ugo Martino vuole mettere in luce, l’esistenzialismo dell’uomo in una società in preda al consumismo e di continua accelerazione che insegue mete individuali rincorrendo se stesso senza mai raggiungersi.

Proprio la passione per la poesia gli è valso l’appellativo di “poeta del colore” che è parte integrante della sua vita e gli fa riempire “i vuoti e i balzi che la ruota crea nei momenti che qualcosa di incerto e vanificante si forma durante l’esistenza”. I suoi sono versi di sicura presa emotiva e di estrema sensibilità.

Nel 1975 vinse il primo concorso di poesia e fu premiato in Campidoglio dall’allora sindaco di Roma, Clelio Darida. Da anni è presente su numerose riviste, periodici d’arte e antologie, recensito da noti critici d’arte. Intanto, continua a dipingere nel suo atelier a Montesano sulla Marcellana con un sogno: organizzare una mostra antologica e pubblicare un catalogo con tutte le opere e i disegni realizzati nel corso della sua lunga carriera.

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Direttore responsabile: Giuseppe Geppino D’Amico
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