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Nel centro storico di Eboli “I tramonti letterari del Gattapone”

Di Geppino Giuseppe D’Amico

Lunedì 22 maggio, ore 19:00, presso la terrazza del Gattapone, in piazza Porta Dogana, nel cuore del centro storico di Eboli, ci sarà il secondo appuntamento letterario della rassegna “I tramonti letterari del Gattapone”, con lo scrittore Raffaele Messina, che presenterà il suo libro Artemisia e i colori delle stelle (Colonnese editore). L’evento rientra nell’ambito del “Il Maggio dei Libri 2023”, Città di Eboli. La manifestazione organizzata dall’associazione Gattapone Aps e dall’associazione Migr-Azioni, si avvale della collaborazione della Pro Loco di Eboli e il Forum dei giovani, e ha il patrocinio del Comune di Eboli. Prenderanno parte all’evento la giornalista Raffaella Iannece Bonora, il Sindaco di Eboli Mario Conte, e la delegata alla cultura Lucilla Polito. La giornalista Silvana Scocozza dialogherà con l’autore, e l’attore Fabio Mazzari, che leggerà brani del libro.

Il libro ripercorre la vita e la carriera artistica di Artemisia Gentileschi (1593-1653 circa) che fu la prima donna a essere ammessa all’Accademia del Disegno di Firenze e destinata a divenire una pittrice di rilievo europeo. Il romanzo di Raffaele Messina, liberamente ispirato alla vita dell’artista, riprende due momenti fondamentali di quella eccezionale quanto tormentata esperienza artistica e privata: la giovinezza a Roma, segnata da uno stupro seguito da un pubblico processo e poi da un matrimonio senza amore; e gli anni della maturità a Napoli, a metà del secolo, quando, raggiunto il successo, Artemisia ripercorre la propria esistenza e ricerca in sé, oltre l’artista, la moglie, la madre, la donna.

Artemisia Gentileschi nasce a Roma dove vive la giovinezza; a 17 anni viene stuprata da un pittore, Agostino Tassi, suo maestro di prospettiva e amico del padre Orazio. Dopo lo stupro, subito da un uomo di cui lei è comunque innamorata, le danno un marito che non ama con il quale si trasferisce in a Firenze dove è la prima donna ad essere ammessa all’Accademia degli Artisti; torna a Roma anche perché il matrimonio, vissuto senza amore, quindi come una riparazione, naufraga ben presto. Quindi, una breve presenza a Venezia, l’approdo a Napoli dove resta per 7 anni per poi trasferirsi per due anni a Londra. Rientrata in Italia, dopo una breve permanenza a Genova rientra a Napoli dove resta poco meno di venti anni.

Il romanzo di Raffaele Messina offre una importante chiave di lettura di una vicenda del ‘600 che presenta diversi aspetti sui quali poter riflettere. Lo stupro la segna profondamente anche perché lei è innamorata di Agostino Tassi che, forse per evitare la denuncia, il processo e la condanna le promette di sposarla pur sapendo di non poterlo fare perché già sposato. Per comprendere l’aspetto giudiziario della vicenda bisogna partire da un dato importante: per la giustizia del tempo la vittima non è lei, bensì il padre Orazio che ha perso l’onore non la figlia che è stata violentata.

Orazio Gentileschi denuncia Agostino Tassi per ottenere il riconoscimento del danno morale da lui subito ma anche perché il Tassi si sarebbe impossessato di una quadro realizzato dallo stesso Orazio. Sullo sfondo è ben visibile la condizione della donna che non aveva alcuna possibilità di autodeterminazione soggetta com’era prima all’autorità del padre (ed è il caso di Artemisia) poi all’autorità del marito.

C’era una concezione del diritto allucinante non soltanto perché a chiedere giustizia possa essere il padre ma anche per le modalità con le quali si svolge il processo. Al cospetto dei giudici è Artemisia a dover dimostrare la veridicità di quanto asserito dal padre nella denuncia e cioè che è stata effettivamente violentata. E per dimostrare la veridicità delle sue affermazioni viene interrogata in presenza dello stupratore e sottoposta alla “tortura dei sibilli”, che consiste nel legare delle cordicelle intorno alle dita del testimone mentre è sotto giuramento e stringerle per forzarlo a dire la verità: le cordicelle, grazie ad un legno, venivano strette sempre di più intorno alle falangi. La conseguenza poteva essere la perdita completa dell’uso delle dita, che avrebbe significato la rovina professionale di Artemisia. E le va pure bene perché la morsa della sibilla è certamente meno afflittiva rispetto alla tortura praticata con l’uso della corda. Comunque, la ragazza conferma lo stupro.

Il romanzo ci restituisce il ritratto ricco e complesso di una figura femminile di straordinario valore, sullo sfondo di due città barocche, Roma e Napoli, vivide e ferali.

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