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Una ricerca inedita: i briganti di Sanza nelle carte dell’Archivio di Stato di Salerno

di Lorenzo Peluso

Una piccola comunità di briganti. Potrebbe essere la sintesi di un accorata ricerca restituita dagli atti e dalle carte processuali, cercate e trovate presso l’Archivio di Stato di Salerno, relativi al Tribunale Civile e Correzionale e Corte d’Assise di Salerno, dove si trova un fascicolo inerente i Reati Politici e Brigantaggio nel periodo (1857-1909). Una scoperta sorprendente che riporta alla memoria una pagina di storia per troppi anni relegata solo alla testimonianza orale.

Racconti e aneddoti, tramandati  dagli anziani ai nipoti, con riferimenti specifici ad avi e figure iconiche che appartenevano alle singole famiglie del piccolo borgo delle aree interne del Cilento, Sanza. Tuttavia, per uno strano ed indecifrato percorso culturale della comunità, per anni il fenomeno del brigantaggio è stato solo leggenda. Ma la storia prima o poi si riprende le proprie rivincite. Ecco emergere quindi dalle carte impolverate dell’Archivio di Stato una fotografia inedita di un’intera comunità. 

Sia chiaro, nessuna giustificazione per i fatti che accaddero, né l’inutile esaltazione delle gesta e personaggi. Tuttavia riportare in vita personaggi ed accadimenti, oltre ad avere un valore culturale ha certamente un grande ed elevato valore sociale. Avere memoria di ciò che è stato significa riscoprire le radici di un popolo, la cultura di una comunità. In un tempo in cui la disgregazione sociale scaturita dalla fine del feudalesimo, nel secolo precedente, aveva prodotto fenomeni di privatizzazione delle terre e concentrazione di beni e patrimoni importanti, un o degli effetti più visibili per il popolo  fu lo squilibrio tra il numero di contadini, in migliaia, e la diponibilità di terreni, pochi perché concentrati nelle mani dei signorotti locali, a fare partorire il fenomeno che imperversava nel Sud Italia, nel XIX secolo, noto come brigantaggio.

Nell’Archivio di Stato di Salerno infatti si conserva un fascicolo relativo al procedimento del 25 agosto 1861 dove veniva contestato il reato di: Costituzione di banda armata tendente a distruggere la forma di governo e ad incitare gli abitanti ad armarsi contro i poteri dello Stato. Agli imputati veniva contestata anche l’estorsione di danaro accompagnata da sequestro di persona. Vittima die quei reati fu Giovanni Di Stefano, allora sindaco di Sanza. Gli imputati erano suoi concittadini e soprattutto conosciuti come contadini, gente della terra. Sabino Bonomo, Francesco Fiscina, Domenico Iodice e Giuseppe Fradella. Associato a questa banda di briganti anche Giuseppe Rubino, anch’egli contadino ma originario di Sassano. Briganti che reclamavano la terra e non disdegnarono di imbracciare le armi e commettere anche rati ed il sequestro del sindaco per arrivare al loro obiettivo.  L’unità nazionale non sembrava dare risposte ai contadini di Sanza che chiedevano  una riforma agraria ed una rivoluzione culturale vera.

Nel fascicolo inerente i Reati Politici e Brigantaggio nel periodo (1857-1909) il nome di Sabino Bonomo compare in almeno otto diversi procedimenti penali. Un capo brigante che si era dato alla macchia dedito alle violenze, gli omicidi, i furti e le rapine commessi, anche a discapito di poveri sventurati e non solo verso le classi benestanti dell’epoca e verso il potere precostituito.

Porta la data del sette settembre 1861 il fascicolo di reato di “ribellione” contro due guardaboschi, Angelo Curcio e Domenico Bonomo, entrambi di Sanza, compiuta dai componenti della banda armata guidata dal latitante Sabino Bonomo. Di quel reato furono accusati anche Francesco Fiscina, Domenico Iodice, Giuseppe Fradella e Giuseppe Rubino.

Anche il raggio d’azione del brigante Bonomo non conosceva confini. Lo dimostra il contenuto del fascicolo del 13 ottobre 1861 dove si evince che a Rossano, in Calabria, viene effettuato l’arresto di Sabino Bonomo, che era latitante. Delle sorti di Sabino Bonomo non si conosce l’esito. Tuttavia ne è rimasta leggenda popolare che negli anni però ne ha smarrito memoria. Incredibile costatare come sono ben oltre trenta le persone individuate, nei diversi procedimenti penali per brigantaggio nel Comune di Sanza e persino una donna, tale Annunziata Citera, di cui però non si conosce la storia. Una comunità di briganti che per ragioni di natura socio-economica più che per motivi prettamente politici scrisse pagine di storia dimenticate.

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