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Con-Tatto – Mentre la politica litiga su tutto, cresce l’allarme caro vita nel Mezzogiorno

Di Geppino Giuseppe D’Amico

Tra Destra e sinistra il clima elettorale è particolarmente teso. Giorgio Gaber lo diceva ironicamente ma non troppo nel 1994. Trent’anni dopo la sua denuncia è ancora valida. Anzi, la situazione è peggiorata, favorita dall’utilizzo dei social che oltre a tante cose buone hanno introdotto una nuova malattia ormai cronica che colpisce i politici dalla capitale al centro più piccolo del Belpaese: la microfonite acuta che alimenta litigi e polemiche ed è difficile da curare. Il tutto mentre il caro vita, specialmente in Campania, ha cambiato le abitudini: con la crisi economica che non arretra aumentano di giorno in giorno le restrizioni.

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Giorgio Gaber aveva proprio ragione quando cantava “persino in Parlamento c’è un’aria incandescente; si scannano su tutto e poi non cambia niente”. Una prova importante l’abbiamo avuta nei giorni scorsi durante il question time alla Camera dei Deputati dove si è avuto un duro scontro tra le prime donne della politica italiana, Giorgia Meloni, capo del Governo, ed Elly Schlein neo leader del PD. Uno scambio dialettico durissimo che si è consumato sul salario minimo quando all’accusa della Meloni di avere impoverito gli Italiani, rivolta ai governi di Centrosinistra, la Schlein ha definito quelli del nuovo governo “incapaci, approssimativi e insensibili”, aggiungendo che “non è più il tempo di dare responsabilità ma risposte”.

Non va meglio in Campania e nel nostro territorio dove il terreno di scontro è particolarmente nutrito e variegato.  A cominciare dal tema relativo all’autonomia differenziata con la Campania e la Puglia a tenere alto il vessillo della protesta contro l’autonomia proposta dal ministro Roberto Calderoli contro il quale si sono schierati Organizzazioni sindacali, Ordini dei Medici e sindaci di importati città, a partire dal primo cittadino di Napoli, Gaetano Manfredi, ritenendo che con l’autonomia “calderoniana”, stranamente condivisa da alcuni parlamentari meridionali di Centrodestra, il Sud correrebbe seri rischi di ulteriore impoverimento. E mentre i politici dalla capitale al centro più piccolo della nazione litigano senza alcun ritegno la situazione precipita.

Altro elemento di scontro è dato dalla paventata chiusura dei punti nascita. Un problema che, come è noto, interessa anche il Cilento e il Vallo di Diano dove sono a rischio chiusura i punti nascita di Sapri, Polla e Vallo della Lucania in quanto il numero dei nati nel corso degli ultimi anni è inferiore a quello previsto dal decreto Balduzzi approvato durante il Governo Monti. La Destra e i Cinque Stelle accusano il Governatore Vincenzo De Luca di non assumersi la responsabilità di tenerli aperti; De Luca risponde che per tenerli in vita è il Governo in carica a dover modificare il decreto Balduzzi; quindi, accusa di “imbecillità” un parlamentare del Centrodestra che a sua volta taccia De Luca di “stupidità politica e amministrativa”.

Non va meglio per quanto riguarda la nomina del nuovo presidente del Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, la cui vicenda è approdata dinanzi alla giustizia amministrativa. E ancora, si litiga sulla opportunità e sui vantaggi che porterebbe la realizzazione della bretella che dovrebbe migliorare i collegamenti tra Eboli e Agropoli.

L’argomento più preoccupante di questa settimana riguarda il caro vita come risulta da uno studio realizzato da Altroconsumo: nove napoletani su dieci hanno cambiato abitudini di spesa. Circa metà della popolazione rinuncia all’acquisto di abiti e il 65 per cento a viaggi e vacanze. E’ vero, i dati choc di riguardano Napoli e l’hinterland ma nelle altre province della Campania la situazione non è migliore.  Per avere un quadro ancora più dettagliato Altroconsumo ha incrociato i dati con quelli del sondaggio fatto dall’Osservatorio Sanità di UniSalute-Nomisma proprio sul caro vita. Preoccupanti sono i dati sulla salute. Ben il 38% dei napoletani ha infatti rinunciato alle spese per le cure mediche, una percentuale che supera abbondantemente quello nazionale del 28%. Addirittura il 53% degli intervistati dall’Osservatorio Sanità, nei 12 mesi che hanno preceduto il sondaggio, non ha effettuato alcun esame di prevenzione e il 67% ha rinunciato perché i costi sono insostenibili. C’è poi un altro indice che testimonia la debolezza del Mezzogiorno:Altroconsumo ha misurato con un indice la capacità di spesa delle famiglie che esplicita il benessere economico delle famiglie stesse, un numero che va da 0 (il minimo) a 100 (il massimo). La media nazionale si attesta su 45,2 punti, il livello più basso da quando viene calcolato il «Termometro» e che però mostra come il caro vita, per quanto sia un fenomeno omogeneo su scala nazionale, produca effetti diversi sui vari territori. Se infatti nel Nordest (45,7) e nel Nordovest (46,5) l’indice è superiore alla media nazionale, nella macro-regione Sud e Isole, invece, resta fermo a 43,4: quasi due punti sotto quello nazionale. L’indice di capacità di spesa è superiore alla media per tutte le regioni del Nord, mentre la Campania è l’ultima nella classifica nazionale, dietro Puglia, Umbria e Abruzzo.

A tutto questo va aggiunto un altro rischio che si sta affacciando sul Mezzogiorno: se le amministrazioni meridionali riescono a spendere annualmente meno dell’8 per cento delle risorse stanziate e se il PNRR è a rischio fallimento nel 62 per cento dei municipi del Sud, nessuna riforma riuscirà a risollevare le sorti del Mezzogiorno se non si rimane con i piedi saldamente per terra. E i politici che fanno? Litigano come le vecchie comari della Gatta Cenerentola, tratta da “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile e riproposta 50 anni fa da Roberto De Simone con la Nuova Compagnia di Canto Popolare. Con tutto il rispetto. Per le vecchie comari, ovviamente.

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