Di Geppino Giuseppe D’Amico
Passata è la tempesta: // odo gli augelli far festa, e la gallina,//
tornata in su la via, // che ripete il suo verso. Ecco il sereno…
Tutti, in passato, almeno una volta abbiamo letto e, forse, anche recitato la poesia di Giacomo Leopardi “La quiete dopo la tempesta”. I versi del grande poeta aiutano a spiegare il post elezioni di domenica scorsa che hanno sancito la vittoria del Centro-Destra in Lombardia e nel Lazio. Chi ha vinto festeggia, chi ha perso cerca di capire le cause della sconfitta. Ma siamo sicuri che dopo la tempesta della campagna elettorale la politica ritrovi il sereno?
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A giudizio di autorevoli osservatori in occasione della recente campagna elettorale per le Regionali in Lombardia e Lazio la bandiera sventolata dai vincitori è stata quella della cosiddetta “Autonomia differenziata”, un progetto approvato in tutta fretta che sta particolarmente a cuore al duo Salvini-Calderoli; un progetto ritenuto utile dagli avversari per convincere i “Lumbard” a rinnovare la fiducia al presidente uscente, Attilio Fontana.
Archiviate le polemiche elettorali si spera che il dibattito torni nell’alveo naturale. Questo perché, così come è stata deliberata dal Consiglio dei Ministri la proposta del ministro Calderoli non piace soprattutto al Sud dove i Governatori della Campania e della Puglia minacciano barricate.
Di diverso parere nella nostra Regione alcuni politici di Centrodestra tra i quali il senatore Antonio Iannone, Fratello d’Italia. Dopo il consueto attacco a Vincenzo De Luca accusato di alzare la bandiera “per coprire il proprio disastro in sanità, trasporti, ambiente, occupazione e sviluppo” Iannone elenca quelli che, a suo dire, sarebbero i punti positivi del progetto di Autonomia:
1) i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) saranno uguali in tutta Italia. Una garanzia di coesione ed unità per garantire a tutti i cittadini gli stessi servizi;
2) nessuna Regione potrà attivare la procedura per l’autonomia differenziata senza la determinazione dei LEP;
3) L’autonomia non toglie un solo euro alle Regioni del Sud che potranno gestire direttamente materie e risorse;
4) L’autonomia non mette contro Nord e Sud ma aiuta Nord e Sud a viaggiare alla stessa velocità;
5) Sono previste misure perequative per eliminare gli squilibri economici e sociali;
6) Tutti gli Amministratori locali saranno nella condizione di offrire servizi migliori e a condizioni più competitive;
7) Meno burocrazia, meno costi, più velocità ed efficienza.
Dal “salva Italia” di Iannone allo “spacca Italia” di Vincenzo De Luca il passo è breve. Del resto il Governatore della Campania fin dall’inizio ha espresso la sua contrarietà al progetto così come strutturato. Contrarietà che è aumentata all’indomani dell’approvazione del disegno di Legge da parte del Governo a cominciare dai divari regionali nella spesa pubblica: “Nel Decreto non si fa alcun riferimento ai fondi da investire e le riforme a costo zero non si possono fare. Come si recuperano i fondi necessari? Inoltre, è inaccettabile l’ipotesi che il residuo fiscale venga trattenuto dalla regioni a maggiore capacità fiscale; inaccettabili anche i contratti integrativi regionali per la Sanità e per la Scuola. Questo renderebbe impossibile assicurare servizi uniformi per i cittadini; spaccherebbe il sistema sanitario nazionale; causerebbe il ridimensionamento scolastico a danno essenzialmente del Sud. Non meno problematica è la procedura per la sua attuazione che darebbe carta bianca al Governo, eludendo il controllo del Parlamento con non pochi dubbi sulla costituzionalità del provvedimento”.
In pratica, si tratterebbe di una “secessione dei ricchi” comunque camuffata.
Con queste premesse, tutto lascia prevedere che, così come avvenuto per la nomina del Commissario del Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, la Regione Campania si opporrà al progetto di Calderoli rivolgendosi stavolta alla Corte Costituzionale: “Valuteremo nel merito -ha affermato De Luca- e non consentiremo lo smantellamento della sanità pubblica e della scuola pubblica statale. Non consentiremo, in nessuna forma, la spaccatura dell’Italia”. Sul progetto di Autonomia si è espresso anche il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, il quale ritiene che “il disegno di legge Calderoli non va nella direzione dell’interesse nazionale; c’è troppa frammentazione delle competenze in un momento in cui dobbiamo invece competere su scenari globali sempre più complicati a cominciare dall’approvvigionamento energetico e dall’istruzione. Ci sono troppi divari che vanno rimossi”, Il primo cittadino partenopeo sostiene, inoltre, che “questo disegno di legge non faccia bene all’Italia. È un progetto che non serve a nessuno”.
Forti dubbi sul progetto targato Calderoli sono stati espressi e ribaditi anche dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che non è un politico del Sud o di Centro Sinistra. Nel corso di un’intervista rilasciata a RAI 3 ha sostenuto che “il disegno di legge Calderoli assegna troppe competenze alle Regioni con il rischio di frazionare le funzioni soprattutto per quanto riguarda le grandi reti di trasporto e l’energia”. Quindi il pericolo della frammentazione di cui parla il sindaco Manfredi è reale.
Nettamente contrari alla riforma anche i pensionati aderenti alla CGIL che hanno testimoniato la propria avversione al progetto nel corso di un’apposita manifestazione a Napoli.
Un altro fronte di scontro si avrà già a partire dalla prossima settimana a seguito della decisione del Governo di affidare la gestione del “recovery” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza al Ministero per l’Economia e Finanze.
Con questi presupposti è facile prevedere che al freddo pungente e al gelo di questi giorni che prima o poi dovrà pur cedere il passo a temperature più miti fa da contraltare il gelo tra i politici. Che difficilmente diventa più mite.