Di Giuseppe Geppino D’Amico
“La Certosa di San Lorenzo a Padula. Viaggio nella città celeste di monaci e angeli”. Questo è il titolo della guida dedicata al celebre monumento cartusiano scritta illustrato da Giuseppe Verga e pubblicata dalla Casa Editrice Cilento di Marina di Camerota.
Nel corso della manifestazione, patrocinata dal Comune di Padula, dalla Provincia di Salerno e della Diocesi di Teggiano-Policastro, sono intervenuti il sindaco di Padula Michela Cimino; il consigliere provinciale Carmelo Stanziola; l’editore Alessandro Infante; il professore Vincenzo Maria Pinto, la già funzionaria del Ministero per i Beni Culturali Eufemia Baratta, e don Vincenzo Federico, parroco di Padula. Ha coordinato gli interventi la giornalista Marianna Vallone.
L’Autore – come si legge nell’introduzione- intende “far scoprire la storia della Certosa seguendo l’antico itinerario spirituale dei certosini. Il simbolico percorso, in asse con la sua ultima tappa, iniziava dal monumento dedicato a San Bruno, posto all’esterno delle mura del monastero, attraversava la corte esterna, e dopo avere attraversato gli ambienti cenobitici, riccamente affrescati e arredati, come la chiesa e il refettorio, entrava nella zona eremitica, di stretta clausura, priva di decorazioni, che permetteva ai monaci angeli di meditare nel più assoluto silenzio, per giungere infine allo scalone ellittico, rappresentante il fine ultimo della loro vita, l’accesso al paradiso e il passaggio dalla terra al cielo. Tommaso Sanseverino, III conte di Marsico, Contestabile del Regno di Napoli, appartenente alla famiglia nobiliare più presente e ben voluta nel comprensorio del Vallo di Diano per tutto il XIV e XV secolo, è il fondatore della Cestosa di San Lorenzo in Padula”.
Quindi descrive e illustra con testi e bellissime foto messe a disposizione dalla Soprintendenza regionale (in parte), da Davide De Rosa e Domenico Trezza, i luoghi più significatici dello storico cenobio: il chiostro della Foresteria, la splendida Chiesa barocca con lo straordinario ciborio bronzeo realizzato da Jacopo Del Duca su disegno di Michelangelo; la cella del Priore con la Biblioteca; la scala elicoidale, il chiostro grande e la cappella con il cenotafio del fondatore.
Nella guida non manca, in rapida sintesi, un excursus prettamente storico che parte dalla fondazione per poi ricordare le leggi eversive del Decennio Francese di inizio ‘800 e quelle postunitarie del 1866/67 quando molte opere d’arte furono trasferite in altri monumenti come nel caso del ciborio trasportato a Napoli e riportato in Certosa dopo una lunga battaglia condotta dalla Soprintendenza. Ricorda ancora che “la Certosa fu dichiarata Monumento Nazionale nel 1882 e fu comunque utilizzata durante le due guerre come campo di prigionia ed infine come orfanatrofio”. Poi il vuoto, anzi la chiusura fino agli albori degli anni ’80 del secolo scorso quando dopo il terremoto del 23 novembre 1980 fu istituita la Soprintendenza ai B.A.A.A. S (Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici) guidata da Mario De Cunzo con Vega De Martini Direttrice della Certosa e Francesco Sisinni Direttore Generale del Ministro per i Beni Culturali. E’ stato quello il migliore periodo della Certosa che nel 1998 la Certosa veniva dichiarata dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Attualmente il problema più grosso, evidenziato anche durante la presentazione della guida, è rappresentato dalla carenza di personale che penalizza non solo il cenobio ma anche il territorio e gli stessi turisti che quando arrivano “della Certosa ai muri” spesso si sentono dire che non è possibile una visita globale perché ci sono pochi custodi. Di questi ultimi due argomenti ci occuperemo in seguito.