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Salerno non dimentica Alfonso Gatto: presentato il Catalogo “Gatto e la Galleria L’Annunciata”

Di Geppino Giuseppe D’Amico

Si può essere contemporaneamente poeta, scrittore, giornalista e pittore ad alti livelli? È difficile, ma nel caso di Alfonso Gatto la risposta è certamente positiva. Conosciamo i suoi scritti, le sue poesie, i suoi resoconti giornalistici relativi al giro d’Italia che seguì per l’Unità nel 1947 insieme a Vasco Pratolini, e ora anche alcuni suoi quadri che per iniziativa di Marcello Napoli sono stati inseriti nel catalogo “Gatto e la Galleria L’ Annunciata”. Si tratta di un “librino” (il copyright è dello stesso Napoli) con una veste grafica particolarmente raffinata, pubblicato in 200 esemplari, di cui 20 con sovracoperta stampata da Gaetano Bevilacqua, dalle Edizioni dell’Ombra, edizioni d’arte in carte ricercate e caratteri mobili in tiratura limitata.  

Alfonso Gatto utilizzava la sintesi tipica del giornalista anche nella poesia e nella prosa.  Per evidenziare il suo amore per la città che gli ha dato i natali sono stati sufficienti tre versi (“Salerno rima d’inverno// o dolcissimo inverno // Salerno rima d’eterno”); altrettante righe per lasciare un messaggio ai suoi lettori, quasi un testamento spirituale: “…Mi piace alla fine, dirmi e dirvi che vivo ancora, che ogni segno, ogni parola detta, scritta o dipinta, affidata all’amore altrui, mi dà vita”. E Salerno non lo ha dimenticato; lo fa rivivere attraverso la Fondazione Gatto, presieduta dal nipote Filippo Trotta, e con nuovi contributi di critici d’arte e critici letterari.

Una testimonianza importante la si è avuta presso la Pinacoteca Provinciale di Via Mercanti a Salerno, dove è stato presentato il catalogo di cinque quadri di Gatto, curato da Marcello Napoli, alla presenza della figlia del poeta, Paola, dei nipoti Filippo e Monica Trotta ed altri familiari.

Si tratta di cinque opere provenienti da Milano dove Alfonso Gatto visse diversi anni. Non a caso, Marcello Napoli apre il suo intervento riportando un episodio raccontato dal poeta, qe datato Milano. Martedì, 20 aprile 1943”: “Siamo in via Annunciata. Sembrava allora una straducola di un borgo di campagna. Si abbassava, formando una conca, sul lato verso via Manzoni, per salire ripida prima di sfociare in via Borgonuovo. Sul lato sinistro fiancheggiata da case che nei cortili conservano tuttora l’aspetto di cascinali, mentre sul lato destro, prospiciente il ricoperto Naviglio, c’erano i palazzotti costruiti cent’anni prima dalla ricca borghesia milanese. All’inizio della strada, ai margini del giardino di Palazzo Borromeo, si trovava la bella palazzina rossa del settecento, tuttora esistente, che un tempo aveva ospitato gli studi di diversi pittori […] L’origine artistica della strada, accentuata dall’Accademia di Brera, contribuì a farmi conoscere subito da diversi artisti che presero a portarmi le loro tele da incorniciare, dando così un primo avvio alle mie cognizioni sulle opere d’arte”.

Parlando della sua pittura lo stesso Gatto affermava: “Nel sangue ho sempre avuto questa smania del plasticare e del dipingere… Occorre salvare l’anima… non so come: ma l’anima, per un soffio almeno, riesco a prenderla per i capelli nel momento in cui chiedo al colore di dirmi e di dire qualcosa, di non lasciarmi avvilito con tutto quello che non so fare”.

Nel corso della presentazione, dopo l’indirizzo di saluto formulato da Gioita Caiazzo, Dirigente dei Sistemi Culturali della Provincia di Salerno, è intervenuto Alfonso Andria. Dopo avere ricordato il suo rapporto con Gatto, “conosciuto agli inizi degli anni ’70 presso la Galleria “Il Catalogo” di Lelio Schiavone quando ero un giovane attore di teatro per passione”, ha evidenziato “la raffinatezza del librino e l’intenso contenuto che evidenzia il ruolo avuto da Alfonso Gatto a Milano dove divenne subito un protagonista della vita culturale della città anche grazie alla commistione che sapeva creare  tra parola scritta e dipinta con il colore che rappresenta la sintesi dell’opera di Gatto. È giusto ricordare che siamo nel 1943 in pieno periodo bellico ed è doveroso rilevare come il poeta si sia reso protagonista in un contesto importante del capoluogo lombardo”.  Nel suo intervento Alfonso Andria ha poi ricordato il “Fondo Gatto” custodito a Pavia presso il Centro Manoscritti auspicandone una maggiore conoscenza per poi raccontare l’incontro di Gatto con Fausto Coppi al Giro d’Italia del 1947 quando il campionissimo tentò di insegnare al poeta come andare in bicicletta dandogli numerosi consigli (“non fare questo, fai questo, non guardare in basso, guarda avanti, etc). Tutto inutile al punto che Gatto, dopo una inevitabile caduta commentò: “Quante cose da non fare tutte in una volta!”. A conclusione del suo intervento Andria ha auspicato che “Salerno possa riprendere il ruolo che le compete in Italia e in questo senso può essere particolarmente il vissuto culturale salernitano del ‘900”.

Dopo Alfonso Andria è intervenuto Ermanno Guerra, delegato del sindaco alla Cultura del sindaco di Salerno, il quale ha rimarcato l’impegno di Marcello Napoli sul fronte culturale e in particolare all’esplorazione della “galassia” Alfonso Gatto: “L’impegno dei singoli è fondamentale per una politica culturale ad ampio raggio; il Comune ha come compito di seguire questi stimoli e nutrirli come meglio è possibile, ma è dai singoli o dalle associazioni che devono venir fuori le proposte. Ricordare, come ha fatto Marcello Napoli questa sera, due salernitani illustri quali Aldo Falivena e, soprattutto, Alfonso Gatto, è un segnale per tutta la nostra comunità e per noi amministratori.” A sorpresa è stato testimone dell’incontro Mauro Felicori, assessore alla Cultura della Regione Emilia-Romagna e ricordato come direttore della Reggia di Caserta. A lui Marcello Napoli ha affidato amichevolmente il compito di seguire le orme di Gatto a Bologna, dove il poeta salernitano ha insegnato al Liceo Artistico nel 1941 e nel 1946, nominato “per chiara fama”. Il presidente della Fondazione Gatto, nata nel 2011, Filippo Trotta, presente con la mamma, Paola Gatto, figlia del poeta, e con la sorella Monica, giornalista, ha ricordato una precedente collaborazione con Marcello Napoli, che portò alla pubblicazione di tre racconti del 1934 su giornali milanesi (le prime “prove” di Gatto), ma ha espresso la volontà di continuare su questa linea esprimendo la volontà di pubblicare i contributi di Gatto alla Galleria “L’Annunciata” e alla Galleria “Varese” cui ha collaborato negli anni quaranta come direttore del Bollettino e del Notiziario. Si tratta di contributi critici su artisti, note, recensioni, pensieri che meritano di essere portati all’attenzione del mondo culturale.

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